“Ha
fatto tutto lui qui sotto, ha minato la porta e ci ha attaccato i
tubi del gas, per poterci gas-tigare tutti in caso di fuga, così
ha detto, ha ammesso, l’ha ammesso, ma non era vero: non c’era
alcun gas, non aveva fatto cattivo viso a buon gioco, non c’era
nessuna mina che potesse saltare in aria, l’unico che può
saltare di sopra è lui, noi restiamo sotto, noi purtroppo dobbiamo
rimanere sotto, era pur sempre il mio amato papà, non c’era
alcuna mina cattiva là sotto da noi. L’aveva detto soltanto per
incuterci paura della libertà. Come se non l’avessimo già!
Eravamo la sua unica clientela, la clientela di papà, avrebbe potuto
comportarsi meglio con noi, ma in ogni caso ci dava da mangiare,
eravamo la sua famiglia. Eravamo la sua seconda famiglia. Certi non
ne hanno neanche una e lui ne aveva due. La mia lingua ha persino
trovato una parola, di solito non è capace di trovare abbastanza
parole, ma una ora ce l’ha, la lingua è una delle poche cose che
qui si possono muovere, c’è così poco spazio…”
Ingeborg Bachman
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