....Ma perchè un film
mio, proprio sulle vittime di tratta? Questa è la domanda che mi voglio
porre e affrontare. Per poter rispondere. È la mia volontà di
testimoniare circa questo nostro tempo così difficile, in questa
Italia così disastrata, degradata, spersa dietro tante vane
sollecitazioni che arrivano da ogni parte e che non portano a nulla
se non verso un vuoto, un imprigionamento ulteriore.
Una delle mattine,
per la giovane dai capelli che non necessitano di parrucca (ha tutti
treccini cortissimi fatti con i suoi stessi capelli) e che sorride
con amicizia e una punta di timidezza, c’è la visita del
maresciallo dei carabinieri che deve farle alcune domande (lui, in
segno della migliore disponibilità, per non intimidire, arriva non
in divisa ma in borghese insieme al giovane collaboratore anche lui
in borghese), la ragazza non capisce cosa sia “maresciallo”, cosa
sia “carabinieri”... e come glielo spiego non trovando io le
parole inglesi equivalente? Come sono in inglese carabinieri e
maresciallo, termini così tipicamente e abitualmente italiani, così
fondanti per la nostra italianità? Come stanno queste donne in un
paese come l’Italia di cui già stentano in primo luogo a parlare
la lingua? Essendo anche qui abituate a vivere all’interno del loro
gruppetto di nere che continuano a parlare la lingua natìa, e
ufficialmente l’inglese.
Quali i problemi di
cui risentono queste donne oggi che pure gli Italiani stessi vivono
in difficoltà e disagi economico-sociali?
Stella esordisce con
forza...
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