...Mary invece porta
all’asilo ogni giorno la sua bambina di quattro anni, lei lavora in
una fabbrichetta in periferia collegata alla Fiat, che
momentanemamente ha sospeso il lavoro, ma ha ora sofferto prima di
tutto il problema della casa; le assistenti sociali non gliene hanno
assegnata una perchè risulta proprietaria di un’auto, ma in realtà
l’auto è vecchia, non vale niente, ha dieci anni di vita, obbietta
lei...
Stella fa la
parrucchiera in casa sua ma ha difficoltà a farsi filmare mentre
esercita questo lavoro, perchè non è un lavoro regolare, lei non è
in regola col pagamento delle tasse... Lei vorrebbe aprire un negozio
di parrucchiera, un salone di bellezza, e forse è questo un suo
sogno... ma non ha soldi, occorrono soldi; le piacerebbe anche aprire
una tabaccheria, al suo paese è facile aprirne una, ma non in
Italia, le spiegano... Anche un bar le piacerebbe avere, in Nigeria
ce ne sono tanti, ma questo in Italia è ancora più difficile, le
obbiettano gli specialisti che son venuti a Tampep per spiegare la
situazione dei permessi che occorrono a chi vuole avviare un
esercizio, un’attività...
In queste donne
spicca la loro mancanza di contatti reali con il paese Italia, non
hanno amici al di fuori di chi è loro connazionale, non capita loro
mai di stare davvero con le Italiane, gli Italiani di origine,
abitanti di Torino...
Collette la
mediatrice culturale, Mary, Stella, Vivien nigeriane e la brasiliana
che è la sola che non ha nome da altra lingua, ma non capisco bene
dal nome che mi ha scritto come si chiami... Lei è la sola che sino
ad oggi mi abbia parlato della sua città d’origine, Bahia, e del
suo desiderio di un tempo di diventare attrice di teatro, quando era
ragazza... Stando alle poche parole che vogliono-possono pronunciare
ora, le giovani donne nigeriane paiono a me in questo momento come
senza passato, senza soprattutto quei sogni che accompagnavano il
loro passato, è indubbio che li avevano, ma loro non possono, non
vogliono parlarne.
(AUTO) BIOGRAFIE
SUGGERITE-SUPPOSTE (la prima delle scritte che accompagnano via
via lo sviluppo del film, per meglio evidenziare, stigmatizzare).
Sono queste giovani a raccontarsi, per quello che
vogliono-possono raccontare, raccontarsi... ma in effetti a tutt’oggi
non si raccontano ancora del tutto, ancora liberamente come ci si
aspetterebbe.
In realtà è come
se si trattasse per ognuna di loro di UCCELLI INDIFESI IN FUGA,
UCCELLI MENDICHI E ORGOGLIOSI (è un’altra scritta del film).
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