...Qual’è
il geometra che tutto s’affigge, per misurar lo cerchio, e non
ritrova, pensando, quel principio ond’elli indige. Tal’era io a
quella vista nova, veder voleva come si convenne, l’imago al
cerchio e come vi s’indova. Ma non eran da ciò le proprie penne,
se non che la mia mente fu percossa, da un fulgor in che sua voglia
venne. A l’alta fantasia qui mancò possa, ma già volgeva il mio
disìo e ‘l velle, sì come rota ch’igualmente è mossa. L’amor
che move il sole e l’altre stelle. ...
E la loro musica e i vostri canti sono diventati anche la musica e il
canto dei miei personaggi viaggiatori e senza dimora fissa....
Domenica 23 agosto 2015 e riprendo oggi viaggiatori e senza dimora fissa.
e allora Come
tutti gli uomini di Babilonia, sono stato proconsole; come tutti,
schiavo; anche ho conosciuto l’onnipotenza, l’obbrobrio, le
carceri. Guardino: la mia mano destra è monca dell’indice.
Guardino: per questo strappo del mantello si vede sulla mia carne un
tatuaggio vermiglio; è il secondo simbolo, Beth. Le notti di luna
piena, questa lettera mi conferisce potere sugli uomini il cui
marchio è Ghimel, ma mi subordina a quelli di Aleph, che nelle notti
senza luna debbono obbedienza a quelli di Ghimel. Sul crepuscolo del
mattino, in un sotterraneo, ho sgozzato tori sacri dinanzi a una
pietra nera. Per tutto un anno della luna, sono stato dichiarato
invisibile: gridavo e non mi rispondevano, rubavo il pane e non mi
decapitavano. Ho conosciuto ciò che ignorano i greci: l’incertezza.
In una camera di bronzo, davanti al laccio silenzioso dello
strangolatore, ho avuto speranza; nel fiume dei piaceri, paura.
Eraclide Pontico riferisce con ammirazione che Pitagora ricordava
d’essere stato Pirro, e prima di lui Euforbo, e ancor prima un
qualche altro mortale; per ricordare vicissitudini analoghe, io non
ho bisogno di ricorrere alla morte, nè all’impostura.... (Jorge Luis Borges 1941)
Chatwin
detesta l'Europa opulenta che si va a suo dire «maializzando»,
sempre più grassa e inerte, ottusa. «L'involuzione culturale è
dieci volte più rapida di quella genetica». Ma Chatwin parla con
disprezzo pure «dell'allegra cultura hashishistica» degli hippie
per i quali auspica la galera. Nel viaggio Bruce non cerca come loro
l'allucinazione e l'utopia ma la radice vera e profonda della realtà,
la verità della vita, rispondendo alle sue molle interiori. Cerca i
nomadi «per sete di Dio», annota in un taccuino quando si rifugia
in un convento sul Monte Athos e partecipa toto corde alla vita
monacale e ha un'esperienza spirituale così profonda da non riuscire
a scriverne. Le sue pagine migliori, le più intense, sono forse
quelle che non scrisse.
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