sabato 15 agosto 2015

Confessione 2007, BUTTERFLY, lapide, "Un bel dì vedremo" è Puccini ma io amo e ascolto Bach


2007 Oggi sto troppo male, 30 giugno 2007, vorrei morire per sottrarmi, diventare nulla come nulla davvero mi sento, posso solo ricordare di questi giorni 42 anni fa un anniversario di morte, non riesco a ricordare la vita la piccola Virginia che era nata mentre Franca di 28 anni che le aveva dato la vita moriva, oggi non so come riprendermi, dove ritrovare le forze, mi hanno calpestato, negato, azzerato, proprio io che mi sento e sono già così poco, soprattutto socialmente parlando e cioè nel mondo nel rapporto con gli altri, le realtà, le apparenze... posso però gioire che stanno per arrivare i nostri bimbi con Veronica e Mario, Nathaniel mi abbraccerà, lui mi abbraccia forte ogni volta che ci rincontriamo e con gioia, e Francesco il piccolino mi guarderà e poi sorriderà, non ho mai incontrato un bimbo come lui, già così timido e riflessivo... – El porvenir es tan irrevocable / como el rigido ayer – così inizia PARA UNA VERSION DEL “I KING”, incredibilmente la vita si fa e si disfà attraverso contrasti e colori che si oppongono, oggi dentro ho la disperazione e arriva la gioia da fuori con i bambini, come potrò mai ringraziarli che mi salvano almeno momentaneamente? - No hay una cosa / que no sea una letra silenciosa / de la eterna scrittura indescifrable / cuyo libro es el tiempo – Oh poter guardare un bimbo avvicinarglisi senza destar sospetto di pedofilia... Ma devo ogni giorno ora minuto ricordarmi che POSSO VIVERE SOLTANTO a condizione di accettare che sia SOLO MOMENTANEAMENTE - Quien se aleja / de su casa ya ha vuelto - e constato la mia NON APPARTENENZA e il VIVERE NONOSTANTE. - Nuestra vida / es la senda futura y recorrida - Devo continuare a vivere nonostante oggi io stia troppo male - Nada nos dice adiòs. Nada nos deja. No te rindas – è Borges ma non L’elogio dell’ombra - La ergastula es oscura, / la firma trama es de incesante hierro, / pero en algùn recodo de tu encierro / puede haber un descuido, una hendidura - ma c’è già kawabata che attende, i libri si presentano l’uno sull’altro accanto l’altro e diventano l’un l’altro, e little songs of the geisha, traditional japanese ko-uta - El camino es fatal como la flecha, / pero en las grietas està Dios, que acecha – così termina Borges, io scrivo dalla mia non appartenenza, dal mio chiuso non so a chi chiedere di rendermi pubblico ma non sto nemmeno abbastanza nascosto, ascolto e rispecchio, mi affaccio alla soglia e non supero, il ritardo è perpetuo ma forse... corro affannoso forse e non è neppure così, forse tutto il gioco è apparenza Bisogna vivere nonostante Il faut vivre e qui fuori sembra un miracolo. Ma si sa che i miracoli non avvengono ci hanno creduto altri che volevano crederci e far credere, fratello sole e sorella luna, è già 7 luglio constato la varietà della vita e del mondo che son fatti di contrasti e si vive da uno stato all’altro rimbalzando e con magari ferite contusioni e perdendo quello che si voleva tener stretto a sè. Grido dunque ma sottovoce sapendo che appartengo pure a qualcuno e anzi amo, ho amato e continuo ad amare, il mio cuore è anche fatto a spicchi d’arancia, parlando francese io che spesso non capisco chi è davvero francese se non con fatica, ed è già l’8 e domani 9 e dopodomani 10 e così si procede a meno che non venga a mancare il respiro. A MENO CHE NON... potrebbe essere la lapide


VENGA A MANCARE IL RESPIRO e Amen così sia. Ma allora? Moi, j’existe, - suspendu dans un vide réalisé – suspendu à ma propre angoisse – différent de tout autre être et tel que les divers événements qui peuvent atteindre tout autre et non moi rejettent ce moi hors d’une existence totale. Mais, en meme temps... Io che dico di sentire di non appartenere più all’Italia come paese nè al cinema italiano di oggi salvo Rossellini che per me è cinema del presente, come posso appartenere alla Francia che non conosco se non per libri e film e visioni dal treno? O se non per qualcuno incontrato per caso in strada di notte o in un bar lei si dice nata a Paris da genitori armeni ma il cuore è rimasto là nel paese dei suoi che non è nemmeno più il suo ma le radici restano sembra e non altro di più, le radici sono qualcosa d’impalpabile lei invece poi si è smarrita è uscita un po’di testa lo si vede dagli occhi che guardano fissi lontano. Della Francia se mai amo chi ci vive straniero e non riconosciuto. O appartengo di più al Portogallo di certi film e di certe persone del cinema, con cui io stesso a volte faccio cinema? O non piuttosto alla Grecia e le sue antiche origini che io non posso dimenticare, Amarynthos quel paesino che Niki ci ha offerto umile dono ma prezioso ed è divenuto anche il mio paesino a Evia-Eubea l’isola grande che sta quasi attaccata alla terra come non avesse tagliato il cordone... (ma il bello della vita è che varia, anche se non si cambia davvero mai - lo scrivo oggi che la mia carissima Teresa mi ha fatto un Blob-Bob-Blog, 15-8-2015)

Nessun commento:

Posta un commento