2007 Oggi sto
troppo male, 30 giugno 2007, vorrei morire per sottrarmi,
diventare nulla come nulla davvero mi sento, posso solo ricordare di
questi giorni 42 anni fa un anniversario di morte, non riesco a
ricordare la vita la piccola Virginia che era nata mentre Franca di
28 anni che le aveva dato la vita moriva, oggi non so come
riprendermi, dove ritrovare le forze, mi hanno calpestato, negato,
azzerato, proprio io che mi sento e sono già così poco, soprattutto
socialmente parlando e cioè nel mondo nel rapporto con gli altri, le
realtà, le apparenze... posso però gioire che stanno per arrivare i
nostri bimbi con Veronica e Mario, Nathaniel mi abbraccerà, lui mi
abbraccia forte ogni volta che ci rincontriamo e con gioia, e
Francesco il piccolino mi guarderà e poi sorriderà, non ho mai
incontrato un bimbo come lui, già così timido e riflessivo... –
El porvenir es tan irrevocable / como el rigido ayer – così inizia
PARA UNA VERSION DEL “I KING”, incredibilmente la vita si fa e si
disfà attraverso contrasti e colori che si oppongono, oggi dentro ho
la disperazione e arriva la gioia da fuori con i bambini, come potrò
mai ringraziarli che mi salvano almeno momentaneamente? - No hay una
cosa / que no sea una letra silenciosa / de la eterna scrittura
indescifrable / cuyo libro es el tiempo – Oh poter guardare un
bimbo avvicinarglisi senza destar sospetto di pedofilia... Ma devo
ogni giorno ora minuto ricordarmi che POSSO VIVERE SOLTANTO a
condizione di accettare che sia SOLO MOMENTANEAMENTE -
Quien se aleja / de su casa ya ha vuelto - e constato la mia NON
APPARTENENZA e il VIVERE NONOSTANTE. - Nuestra vida / es
la senda futura y recorrida - Devo continuare a vivere nonostante
oggi io stia troppo male - Nada nos dice adiòs. Nada nos deja. No te
rindas – è Borges ma non L’elogio dell’ombra - La ergastula es
oscura, / la firma trama es de incesante hierro, / pero en algùn
recodo de tu encierro / puede haber un descuido, una hendidura - ma
c’è già kawabata che attende, i libri si presentano l’uno
sull’altro accanto l’altro e diventano l’un l’altro, e little
songs of the geisha, traditional japanese ko-uta - El camino es fatal
como la flecha, / pero en las grietas està Dios, que acecha – così
termina Borges, io scrivo dalla mia non appartenenza, dal mio chiuso
non so a chi chiedere di rendermi pubblico ma non sto nemmeno
abbastanza nascosto, ascolto e rispecchio, mi affaccio alla soglia e
non supero, il ritardo è perpetuo ma forse... corro affannoso forse
e non è neppure così, forse tutto il gioco è apparenza Bisogna
vivere nonostante Il faut vivre e qui fuori sembra
un miracolo. Ma si sa che i miracoli non avvengono ci hanno creduto
altri che volevano crederci e far credere, fratello sole e sorella
luna, è già 7 luglio constato la varietà della vita e del mondo
che son fatti di contrasti e si vive da uno stato all’altro
rimbalzando e con magari ferite contusioni e perdendo quello che si
voleva tener stretto a sè. Grido dunque ma sottovoce sapendo che
appartengo pure a qualcuno e anzi amo, ho amato e continuo ad amare,
il mio cuore è anche fatto a spicchi d’arancia, parlando francese
io che spesso non capisco chi è davvero francese se non con fatica,
ed è già l’8 e domani 9 e dopodomani 10 e così si procede a meno
che non venga a mancare il respiro. A MENO CHE NON... potrebbe
essere la lapide
VENGA A MANCARE
IL RESPIRO e Amen così sia. Ma allora? Moi, j’existe, -
suspendu dans un vide réalisé – suspendu à ma
propre angoisse – différent de tout autre être
et tel que les divers événements qui peuvent atteindre tout autre
et non moi rejettent ce moi hors d’une existence totale. Mais, en
meme temps... Io che dico di
sentire di non appartenere più all’Italia come paese nè al cinema
italiano di oggi salvo Rossellini che per me è cinema del presente,
come posso appartenere alla Francia che non conosco se non per libri
e film e visioni dal treno? O se non per qualcuno incontrato per caso
in strada di notte o in un bar lei si dice nata a Paris da genitori
armeni ma il cuore è rimasto là nel paese dei suoi che non è
nemmeno più il suo ma le radici restano sembra e non altro di più,
le radici sono qualcosa d’impalpabile lei invece poi si è smarrita
è uscita un po’di testa lo si vede dagli occhi che guardano fissi
lontano. Della Francia se mai amo chi ci vive straniero e non
riconosciuto. O appartengo di più al Portogallo di certi film e di
certe persone del cinema, con cui io stesso a volte faccio cinema? O
non piuttosto alla Grecia e le sue antiche origini che io non posso
dimenticare, Amarynthos quel paesino che Niki ci ha offerto umile
dono ma prezioso ed è divenuto anche il mio paesino a Evia-Eubea
l’isola grande che sta quasi attaccata alla terra come non avesse
tagliato il cordone... (ma il bello della vita è che varia, anche se non si cambia davvero mai - lo scrivo oggi che la mia carissima Teresa mi ha fatto un Blob-Bob-Blog, 15-8-2015)
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