venerdì 17 luglio 2015


....Ma perchè un film mio, proprio sulle vittime di tratta? Questa è la domanda che mi voglio porre e affrontare. Per poter rispondere. È la mia volontà di testimoniare circa questo nostro tempo così difficile, in questa Italia così disastrata, degradata, spersa dietro tante vane sollecitazioni che arrivano da ogni parte e che non portano a nulla se non verso un vuoto, un imprigionamento ulteriore.

Una delle mattine, per la giovane dai capelli che non necessitano di parrucca (ha tutti treccini cortissimi fatti con i suoi stessi capelli) e che sorride con amicizia e una punta di timidezza, c’è la visita del maresciallo dei carabinieri che deve farle alcune domande (lui, in segno della migliore disponibilità, per non intimidire, arriva non in divisa ma in borghese insieme al giovane collaboratore anche lui in borghese), la ragazza non capisce cosa sia “maresciallo”, cosa sia “carabinieri”... e come glielo spiego non trovando io le parole inglesi equivalente? Come sono in inglese carabinieri e maresciallo, termini così tipicamente e abitualmente italiani, così fondanti per la nostra italianità? Come stanno queste donne in un paese come l’Italia di cui già stentano in primo luogo a parlare la lingua? Essendo anche qui abituate a vivere all’interno del loro gruppetto di nere che continuano a parlare la lingua natìa, e ufficialmente l’inglese.

Quali i problemi di cui risentono queste donne oggi che pure gli Italiani stessi vivono in difficoltà e disagi economico-sociali?

Stella esordisce con forza...

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