venerdì 17 luglio 2015


(ho scritto nel 2009 tutto questo... ho poi montato nel 2011 LIBERA VITA un corto di 15 min con Alberto -Momo- e con lui ho dopo ancora montato CASA DOLCE CASA nel 2012 in cui Lou Castel e Joana Curvo e tante altre recitano come prostitute e protettori e clienti... - e adesso luglio 2015 intendo ancora riprendere e montare un medio o un lungo... ma devo capire certe situazioni nuove... il mio cinema si fa nel tempo lungo )...  Il film dunque vuole porre al suo centro le donne e in particolare le vittime, proprio in quanto donne. Devo dire che le donne sono al centro di tutti i miei film perchè oggi attraverso loro e le loro scelte di vita emergono con maggior evidenza problemi e mali del nostro vivere; e questo lo dico e sostengo io in quanto uomo che vuole riconoscere in loro delle compagne non solo di vita ma anche di lotta, straordinarie e generose. Le donne infatti sono state sempre per me le più sensibili collaboratrici e referenti (e pensando agli uomini che mi sono vicini, comunque, un tipo di uomo che è più sfumato e meno contraddistinto dalla sua volontà di essere maschio).

Un film che nasce dal desiderio di cercare di capire il mondo che ci sta intorno, indagare e pure testimoniare contro le ingiustizie del nostro presente per porgere la mano a chi è nel bisogno e, se possibile, dare un aiuto.

Riuscirò davvero in questa occasione a fare un film che anche aiuti qualcuno? Che serva a qualcosa senza perdere la sua autonomia di opera “cinematografica”, cioè anche la sua precipuità di linguaggio e di espressione?

Tutto si è sviluppato anni fa per me umanamente dalla conoscenza di Pia Covre, la fondatrice a Pordenone nell’83 del Comitato per la Difesa dei Diritti Civili delle prostitute, e successivamente di Rosanna Paradiso, presidente di Tampep nella sua sede di Torino. Negli anni loro due sono diventate mie grandi amiche e devo in particolare alla collaborazione con Rosanna (mia consulente nel presente caso) se il progetto di film è potuto nascere e svilupparsi sino ad ora. Il dialogo continuo e attivo con Rosanna mi ha sorretto e mi ha aiutato a conoscere sempre più a fondo la condizione delle donne della tratta, e in particolare le Nigeriane. Lei conosce molto bene anche proprio il loro paese con cui è in rapporto continuo e vivo e questo mi permette di capire meglio la condizione di vita in cui queste giovani sono nate e cresciute, il loro rapporto con le rispettive famiglie di cui è molto grande la responsabiltà nella loro scelta di vita. E mi consente anche di comprendere più a fondo il rapporto che mantengono con il loro paese, motivando certi loro atteggiamenti che altrimenti parrebbero meno motivati e meno spiegabili.

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