domenica 23 agosto 2015

a partire da ritrovamenti del mio passato diretto, le immagini si succedono, è il mio cinema e pezzi di chi scrive

...Qual’è il geometra che tutto s’affigge, per misurar lo cerchio, e non ritrova, pensando, quel principio ond’elli indige. Tal’era io a quella vista nova, veder voleva come si convenne, l’imago al cerchio e come vi s’indova. Ma non eran da ciò le proprie penne, se non che la mia mente fu percossa, da un fulgor in che sua voglia venne. A l’alta fantasia qui mancò possa, ma già volgeva il mio disìo e ‘l velle, sì come rota ch’igualmente è mossa. L’amor che move il sole e l’altre stelle. ...
E la loro musica e i vostri canti sono diventati anche la musica e il canto dei miei personaggi viaggiatori e senza dimora fissa.... Domenica 23 agosto 2015 e riprendo oggi viaggiatori e senza dimora fissa. 

e allora Come tutti gli uomini di Babilonia, sono stato proconsole; come tutti, schiavo; anche ho conosciuto l’onnipotenza, l’obbrobrio, le carceri. Guardino: la mia mano destra è monca dell’indice. Guardino: per questo strappo del mantello si vede sulla mia carne un tatuaggio vermiglio; è il secondo simbolo, Beth. Le notti di luna piena, questa lettera mi conferisce potere sugli uomini il cui marchio è Ghimel, ma mi subordina a quelli di Aleph, che nelle notti senza luna debbono obbedienza a quelli di Ghimel. Sul crepuscolo del mattino, in un sotterraneo, ho sgozzato tori sacri dinanzi a una pietra nera. Per tutto un anno della luna, sono stato dichiarato invisibile: gridavo e non mi rispondevano, rubavo il pane e non mi decapitavano. Ho conosciuto ciò che ignorano i greci: l’incertezza. In una camera di bronzo, davanti al laccio silenzioso dello strangolatore, ho avuto speranza; nel fiume dei piaceri, paura. Eraclide Pontico riferisce con ammirazione che Pitagora ricordava d’essere stato Pirro, e prima di lui Euforbo, e ancor prima un qualche altro mortale; per ricordare vicissitudini analoghe, io non ho bisogno di ricorrere alla morte, nè all’impostura.... (Jorge Luis Borges 1941)
Chatwin detesta l'Europa opulenta che si va a suo dire «maializzando», sempre più grassa e inerte, ottusa. «L'involuzione culturale è dieci volte più rapida di quella genetica». Ma Chatwin parla con disprezzo pure «dell'allegra cultura hashishistica» degli hippie per i quali auspica la galera. Nel viaggio Bruce non cerca come loro l'allucinazione e l'utopia ma la radice vera e profonda della realtà, la verità della vita, rispondendo alle sue molle interiori. Cerca i nomadi «per sete di Dio», annota in un taccuino quando si rifugia in un convento sul Monte Athos e partecipa toto corde alla vita monacale e ha un'esperienza spirituale così profonda da non riuscire a scriverne. Le sue pagine migliori, le più intense, sono forse quelle che non scrisse.
e vorrei rimanesse così questa pagina ma invece cambia e così non esiste, ma la mutevolezza

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